CONSORZI DI BONIFICA. CASILI (M5S): “SERVE PROGETTO INTEGRATO: DEFINIRE PREROGATIVE DI ARIF E AQP”

“Non possiamo più continuare a giocare con i Consorzi di Bonifica. La situazione debitoria è pesantissima, 223 milioni di euro di debito e di questi più della metà dei contratti con la Regione che mai li recupererà.” questo il commento del consigliere regionale M5S Cristian Casili riguardo alla notevole quantità di denaro pubblico che i consorzi di bonifica continuano ad assorbire dalle casse regionali.

 

Secondo il pentastellato si tratta di: Uno svernamento pauroso di soldi pubblici che si unisce al declino del territorio pugliese afflitto da problemi di dissesto idrogeologico anche in pianura. Canali sporchi, inquinati e ostruiti, reti irrigue che sono un colabrodo, allagamenti nelle aree periurbane. Invasi, pozzi, depuratori e parti di acquedotto fatiscenti e malfunzionanti. Situazioni che – prosegue – mettono a rischio la salute e l’incolumità dei cittadini pugliesi. Se da una parte ci si lamenta per il mancato introito dei tributi dal 2003 necessari per far ripartire le manutenzioni e la gestione ordinaria, dall’altra oggi si chiede uno sforzo ai cittadini e agli agricoltori obbligandoli al pagamento di tributi  a seguito dell’ultima rimodulazione dei piani di classifica e per servizi mai erogati.”
La domanda a questo punto è se ciò sarà sufficiente a ristabilire una corretta gestione dell’ente e ridurre l’enorme disavanzo accumulato in questi anni. Casili ha le idee chiare in merito: “Ritengo di no perché senza un chiaro progetto integrato di gestione del territorio i consorzi non vedranno mai la luce e saranno un peso per le casse regionali. Dovranno essere definite quali sono le prerogative di Arif e AQP rispetto ai Consorzi, perché negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un potenziamento dei primi diventati molto spesso poltronifici e bacino di voti. Di contro gli operai dei consorzi si vedono ridotte le giornate lavorative con livelli di precarizzazione e sicurezza sui luoghi di lavoro insopportabili. Il know how di questi operai – conclude – va salvaguardato garantendo la stabilizzazione del lavoro e la qualità dei servizi offerti.”