Certo molto c’è ancora da fare nel settore della ricerca in Italia ma il nostro Paese deve avere sempre più un ruolo di primo piano invertendo la tendenza del fenomeno della fuga dei cervelli.
Dobbiamo pertanto impegnarci per essere al fianco di tali competenze. Uno dei due ricercatori della scoperta, dopo aver lavorato all’estero, è rientrato in Italia ma ancora oggi è un precario. Investire nella ricerca significa investire nello sviluppo del Paese e noi, come istituzioni, abbiamo il dovere di essere al fianco di una categoria, quella dei ricercatori, decisiva per assicurare un sistema economico e produttivo più competitivo. La centralità del sapere per il benessere collettivo è fondamentale per incamminarci verso un percorso di crescita e di innovazione. Questa scoperta dimostra che sappiamo competere ed eccellere. Ed è questo un punto di forza su cui abbiamo il dovere di puntare”.