Il giovane, arrestato dai Carabinieri lo scorso 21 aprile, a seguito dell’operazione “Pilastro”, che aveva, di fatto, quasi annientato il clan Di Cosola, portando dietro le sbarre ben 64 affiliati, tra cui l’omonimo boss fondatore Antonio, fu scarcerato il mese successivo, dopo che il Tribunale di Bari aveva accolto l’istanza del riesame da lui proposta, annullando in parte l’ordinanza in questione, per insufficienza dei gravi indizi di colpevolezza.
I riscontri del prosieguo delle indagini scaturite dalle circostanze riferite dai collaboratori di giustizia, che hanno intrapreso tale scelta dopo il blitz della primavera scorsa, hanno ulteriormente avvalorato quanto già contestato con il primo provvedimento, ovvero l’affiliazione del C. al clan Di Cosola, con il grado di terza o di quarta, con compiti operativi nel settore delle estorsioni sui cantieri, del narcotraffico e delle armi.
l'AlterBlog di Ruben Rotundo