COMUNITA’ ISLAMICA DI PUGLIA & CGIL BARI: “UN FUTURO PER TUTTI IN UN FUTURO DI PACE”

 

Senza pace non ci potrà essere scelta politica o economica che possa prescindere dal valore della pace stessa, quale fattore di sviluppo, crescita e occupazione. Per la prima volta la Comunità Islamica di Puglia, insieme ad altre comunità religiose locali, siederà al fianco della CGIL di Bari per la consueta conferenza stampa di fine anno. L’evento avrà luogo domani (30 dicembre) alle ore 10 nella sede della CGIL di Bari, in via Loiacono 20/B. Oltre alla Comunità Islamica di Puglia saranno presenti alla conferenza stampa i rappresentanti delle comunità etiope, indiana, bengalese, albanese, eritrea, cinese, ivoriana e ai padri comboniani. Al tavolo dei relatori siederà Sharif Lorenzini Portavoce ufficiale del Consiglio Islamico Supremo dei Musulmani in Italia (Cismi), nonché Vice Presidente del Consiglio Supremo dell’Islam in Italia (CSI), Presidente della Comunità Islamica d’Italia (CIDI) e Vice Presidente della Comunità Islamica di Puglia. “ Siamo onorati di partecipare a questo importante appuntamento per la città di Bari e per gli addetti ai lavori – ha dichiarato Sharif Lorenzini – perché siamo convinti che dove non c’è pace non può esserci equilibrio, in ogni ambiente e in particolar modo in quello professionale. Molti dei nostri fratelli che oggi sono impegnati in vari ambiti della società, anche in alcuni di una certa importanza, si sforzano di apportare il loro contributo per dimostrare che l’Islam è pace. Le diversità in qualunque ambito (e in particolare quello lavorativo) – aggiunge Lorenzini – devono costituire un’occasione  per arricchirsi e non per discriminare, alimentando rancori e intolleranze. Spesso si arriva ad un’interpretazione estremista di alcuni concetti –ribadisce Lorenzini– e si utilizza la religione come motivo per scatenare l’odio. Per questo occorre fare capire ai nostri colleghi di lavoro come, in ambito professionale, può scaturire un arricchimento reciproco sia dal punto di vista spirituale, sia culturale. Del resto è ciò che ci insegna il Corano”.

 

Partendo dall’analisi della situazione nazionale e regionale, la conferenza stampa sarà l’occasione per fotografare il contesto occupazionale in maniera più specifica a livello provinciale. Bari e la sua area metropolitana, nonostante la presenza di importanti aziende sul territorio che hanno scommesso sull’innovazione e di politiche messe in campo da Regione e Comune a favore del sistema delle imprese, per contrastare la contrazione dei mercati, non riescono ancora a dare risposte soddisfacenti sul piano occupazionale soprattutto a favore dei giovani.

 

Si sono persi in Puglia 134.000 posti di lavoro mentre l’aumento di occupazione dal 2014 al 2105 è di soli 38.000 posti. Così come a Bari la perdita di posti di lavoro dal 2008 al 2014 è di 155.000, a fronte di un incremento, dal 2014 al 2015 di circa 13.000 unità, 7000 uomini e 6000 donne. Ultimo dato questo che può testimoniare un’inversione di tendenza. Si tratta del primo anno a partire dalla crisi nel quale aumenta in misura significativa il numero degli occupati. Va fatto notare però che a fronte dell’inizio della crisi nel 2008, comunque siamo sotto di 140.000 posti di lavoro. Nell’incremento occupazionale va calcolato un dato che per quanto riguarda la Puglia è preoccupante e che sta assumendo il fenomeno di una vera e propria piaga. Si tratta dell’aumento smisurato dell’utilizzo dei voucher, aumentati nella nostra regione del 350 per cento dal 2013 al 2015. L’Inps registra un utilizzo nel primo semestre del 2015 di 2 milioni 939 mila 732 voucher a fronte di 639.674 nel primo semestre 2013.

Una situazione che, inevitabilmente, non esclude le migliaia di fratelli e sorelle musulmani che vivono nella provincia di Bari, costretti anche loro ad affrontare innumerevoli difficoltà per trovare un lavoro stabile e riuscire ad arrivare a fine mese. Purtroppo i dati non sono incoraggianti.

Dal 2008 al 2014 gli occupati tra i 19 e i 29 anni si sono quasi dimezzati sia a livello regionale che a Bari, passando in Puglia da 97.000 a 51.000. I giovani quindi sono quelli che pagano il prezzo più alto della crisi.