Consiglio regionale – Decesso Valeria Lepore, Emiliano risponde a Conca

La vicenda di Valeria Lepore, la ventisettenne deceduta a luglio 2014 dopo aver subito tre interventi ed essere stata trasferita in tre diversi ospedali, al centro dell’interrogazione presentata dal consigliere regionale del M5s Mario Conca. Un caso di “malasanità” su cui è in corso un’inchiesta della magistratura.
A rispondere il presidente della Giunta Michele Emiliano, che ha esposto le conclusioni del documento elaborato dall’Unità di rischio clinico di medicina legale dell’Asl Taranto secondo cui la ragazza sarebbe “deceduta a seguito di un grave stato settico insorto e progredito rapidamente”. Tuttavia si rileva che “il percorso diagnostico terapeutico attuato dai medici dell’Unità di Urologia sia stato caratterizzato da alcune criticità, responsabili di un ritardo nel formulare diagnosi di stato settico”.
“La Regione Puglia – ha continuato Emiliano – a nome dell’Unità di rischio clinico di medicina legale ha tirato giù un verdetto inequivocabile, che evidentemente poi ha consentito, assieme agli altri esami disposti dal pubblico ministero che si sta occupando delle indagini di chiedere il rinvio a giudizio di numerose persone. Dalla lettura di questi fatti emergono errori medici di tipo puramente umano. Rimane il fatto che il ritardo nella gestione di una sepsi di queste dimensioni abbia certamente agevolato il tragico epilogo.
Giudicare però gli stessi fatti durante la dirompente sequenza di questi eventi non è altrettanto semplice, fermo restando, ovviamente, che il decesso di Valeria Lepore è un fatto non rimediabile né per la sua famiglia, né per noi, né per la Regione Puglia. Ovviamente, per quello che vale, è una di quelle cose sulle quali noi dovremo riflettere per mettere nelle condizioni i nostri dipendenti, che sono medici del Servizio sanitario regionale, di avere la migliore condizione possibile dal punto di vista operativo. Altrimenti, forse, dal punto di vista penale non saremo direttamente responsabili, ma lo saremo nei fatti.
Ogni gesto che noi compiamo per rendere il loro lavoro più semplice e meno drammatico è uno di quei gesti che potrebbe consentire, in un caso analogo, di dare al paziente e anche agli operatori una chance in più”.