L’appuntamento è per le ore 10.30, prima dell’inizio dei lavori del Consiglio regionale. “Il problema – spiega Stea – è nel prezzo del latte, che ha raggiunto livelli inferiori ai costi di produzione. I caseifici pugliesi pagano il prodotto 38 centesimi al litro più la quota qualità che varia tra i 2 e i 3 centesimi. Gli allevatori chiedono, a ragione, che si raggiunga almeno il prezzo di 41 centesimi più la quota di qualità, dal momento che i costi di produzione si aggirano attorno ai 40 centesimi al litro. Si tratterebbe di avere insomma margini di guadagno pur minimi ma che permetterebbero la sopravvivenza di aziende diffuse sulla Murgia Barese e Tarantina e in Capitanata e che invece al momento sono costrette a chiudere. Si sta in pratica demolendo, con tutte le ripercussioni occupazionali del caso, una tradizione secolare per i nostri pastori e allevatori a scapito, oltre che della ecosostenibilità dei territori interessati dalla pastorizia, anche della qualità dei prodotti caseari, notoriamente punta di diamante dell’agroalimentare pugliese”.
l'AlterBlog di Ruben Rotundo