“L’attuale Presidente della Regione ci costringe a ricordare un po’ di storia, visto che ha preferito tirarci per la giacchetta pur di schivare la richiesta grillina di fare chiarezza. La scusa ‘non l’ho nominato io’ conta pochissimo. Perché qualcuno doveva pur vigilare (così come si doveva vigilare all’epoca delle assunzioni a tutto spiano, tutte riconducibili ad esponenti politici del centrosinistra). Non solo: Emiliano di Longo si fidava, altrimenti ci sfugge un passaggio. Nel 2012, quando era presidente della fondazione e sindaco di Bari, il cda conferì mandato per il compimento di ogni atto necessario al direttore amministrativo, alias Vito Longo, cui furono assegnati poteri supplenti dopo la scadenza del mandato del sovrintendente uscente Giandomenico Vaccari. Senza contare i doveri di controllo sulla sua attività. E non ci convince neppure la giustificazione che al centro delle attuali cronache ci siano episodi recenti, perché la Procura, certamente, non si fermerà qui! E questo è un bene per Bari e la Puglia e per i cittadini che hanno pagato con le loro tasse gli sperperi e il malaffare. A questo punto, sarebbe opportuno che Emiliano ci dica se è più grave la colpa di nomina o la colpa di chi non ha vigilato. Poteva astenersi dal mandare nervosamente la palla in campo avversario… ma, si sa, le innumerevoli comparsate in tv, in radio e sui giornali lo distraggono molto e gli provocano difetti di concentrazione. Ecco, si fermi un po’ e trovi qualcuno, nella sua immensa segreteria, che come Foscolo lo leghi ad una sedia, così potrà riflettere sul passato dannoso e sul presente che non parte. Eviti di minacciare querele, la Politica si fa con gli atti – e quelli passati sono cristallizzati- e con comportamenti sobri e pensosi. Questa continua esuberanza -conclude Marmo- comincia a infastidire un po’ !”./comunicato
l'AlterBlog di Ruben Rotundo