RED, M5S:“TRE OBIETTIVI PER CERCARE DI MIGLIORARE UN PROVVEDIMENTO CHE RISCHIA DI ESSERE SOLO UNO SPOT”

Depositati oggi in commissioni congiunte III e VI i primi emendamenti al ddl che prevede l’introduzione del Reddito di Dignità. “I nostri emendamenti – dichiarano i consiglieri regionali del M5S – sono stati proposti allo scopo di rendere questo intervento di contrasto alla povertà, uno strumento più efficace, e che favorisca il reinserimento nel mondo lavorativo attraverso la formazione”

I pentastellati fanno sapere che gli emendamenti proposti puntano a raggiungere tre obiettivi:

  1. avere come indice di riferimento, piuttosto che un Isee di 3000 euro,  la soglia di povertà dell’Istat: “il modello Isee infatti  – commentano – è in grado di far apparire ricco chi in realtà non lo è, e così molti aventi diritto al reddito di dignità non lo percepirebbero.”

 

  1. Invece di prevedere  un’erogazione massima di 600 euro per una famiglia di 5 persone, quella sia la soglia minima: “i numeri infatti parlano chiaro e sfidiamo il Pd ad impegnarsi affinchè quella soglia sia la soglia minima: nonostante infatti Emiliano si ostini a dichiarare che vi siano solo 20.000 famiglie povere assolute, nella nostra Regione ce ne sono circa 100.000 per cui servono fino a 450.000.000 di euro all’anno di risorse per una manovra che riporti tutti questi pugliesi almeno alla soglia di povertà, mentre Emiliano ci illude che bastino 70.000.000.”

 

  1. Utilizzare il personale già in carico alla Regione per gestire questo nuovo servizio anzichè creare l’ennesima struttura di progetto: “così si rischia di utilizzare anche la povertà come scusa per scambi di favori, promozioni e deleghe agli amici.”

I cinquestelle concludono la loro nota con un auspicio: “Vorremmo di cuore che la tanto sbandierata dignità, di questo provvedimento,  non sia soltanto una parola vuota, ma che si traduca in una vera e propria  possibilità per chi si ritrova a cinquant’anni senza un lavoro. Auspichiamo che possa essere uno strumento di inclusione sociale, solo in questo modo si può pensare di contrastare i numeri sempre più crescenti di suicidi dovuti alla perdita di lavoro”.