I pentastellati fanno sapere che gli emendamenti proposti puntano a raggiungere tre obiettivi:
- avere come indice di riferimento, piuttosto che un Isee di 3000 euro, la soglia di povertà dell’Istat: “il modello Isee infatti – commentano – è in grado di far apparire ricco chi in realtà non lo è, e così molti aventi diritto al reddito di dignità non lo percepirebbero.”
- Invece di prevedere un’erogazione massima di 600 euro per una famiglia di 5 persone, quella sia la soglia minima: “i numeri infatti parlano chiaro e sfidiamo il Pd ad impegnarsi affinchè quella soglia sia la soglia minima: nonostante infatti Emiliano si ostini a dichiarare che vi siano solo 20.000 famiglie povere assolute, nella nostra Regione ce ne sono circa 100.000 per cui servono fino a 450.000.000 di euro all’anno di risorse per una manovra che riporti tutti questi pugliesi almeno alla soglia di povertà, mentre Emiliano ci illude che bastino 70.000.000.”
- Utilizzare il personale già in carico alla Regione per gestire questo nuovo servizio anzichè creare l’ennesima struttura di progetto: “così si rischia di utilizzare anche la povertà come scusa per scambi di favori, promozioni e deleghe agli amici.”
I cinquestelle concludono la loro nota con un auspicio: “Vorremmo di cuore che la tanto sbandierata dignità, di questo provvedimento, non sia soltanto una parola vuota, ma che si traduca in una vera e propria possibilità per chi si ritrova a cinquant’anni senza un lavoro. Auspichiamo che possa essere uno strumento di inclusione sociale, solo in questo modo si può pensare di contrastare i numeri sempre più crescenti di suicidi dovuti alla perdita di lavoro”.