Reddito di dignità, l’intervento di Caroppo in Aula

L’intervento i Aula di Andrea Caroppo, presidente del gruppo Forza Italia
La discussione su questo provvedimento che ha una profonda importanza, deve essere fatta sgombrando il campo da retroterra ideologici e culturali e da ogni battaglia di carattere prettamente politico.
La Giunta regionale, secondo me, non ha approfondito in maniera adeguata il punto di partenza da cui doveva pervenire una misura di questo tipo. Se è vero, come è vero, che le statistiche ci raccontano che la Puglia è l’ultima per capacità di rioccupazione e che la nostra regione è la prima per perdita di posti di lavoro, da qui il Governo doveva partire.
La Giunta ha provato a fare uno sforzo cercando di colmare una lacuna esistente all’interno del nostro ordinamento. Bruciando le tappe. Il presidente Emiliano ha cercato di intestarsi una battaglia sull’individuazione di uno strumento. È ovvio che il presidente Renzi ha “bruciato” sul tempo quella che era la proposta della Giunta regionale. Purtroppo siete stati battuti sul tempo, la voglia di appendersi la medaglietta quale prima Regione d’Italia non vi è riuscita anche perché la Regione Friuli Venezia Giulia aveva già fatto una sperimentazione, ha già fatto una legislazione di questo tipo, ha già adottato un sistema di carattere regionale, e badate bene la Regione Friuli lo fa con trenta milioni di euro di fondi propri di bilancio, non lo fa ricorrendo alla scorciatoia del Fondo sociale europeo o alla scorciatoia dell’utilizzo di risorse che dovrebbero essere anche destinate ad altro.
La nostra proposta, in maniera semplice, qual è stata? La proposta del Gruppo di Forza Italia era quella di razionalizzare inefficienze e sprechi della nostra Regione, realizzare, come ha fatto la Regione Friuli, un tesoretto di bilancio autonomo e non creare, come qualcuno ha equivocato, un’ulteriore social card in Puglia, ma agganciare alla social card esistente, già prevista dalla legge di stabilità. Noi avremmo solo aggiunto delle risorse a un fondo già esistente nazionale, avremmo agganciato delle nostre risorse e quindi non ci saremmo dovuti far carico di un sistema che è davvero macchinoso e diabolico, che prevede la costituzione di cataloghi, la costituzione di progetti di tirocinio, la costituzione di piattaforme informatiche, l’elaborazione e costruzione di équipe multiprofessionali composte dal personale dei Comuni ambiti territoriali, i Centri per l’impiego e così via.
Vi abbiamo chiesto in Commissione di sospendere l’approvazione di questo intervento normativo e soprattutto di attendere la partenza dello strumento nazionale, la cosiddetta social card nazionale.
La nostra proposta era per permettere a tutte le famiglie pugliesi con almeno un minore o due minori a carico, di avere un sostegno. Questa misura, invece, permetterà non di avere una priorità di interventi, ma di andare “random”, dai single alle famiglie che di carico familiare non ne hanno.
Questo meccanismo in realtà, non agevola i pugliesi, ma rischia di agevolare chi la fame in realtà non ce l’ha.