Lo dichiara in una nota il capogruppo di “Noi a Sinistra”, Guglielmo Minervini.
“Ci sono quattro grandi questioni.
La prima è di carattere generale: dov’è l’analisi epidemiologica, presupposto necessario per un piano che non sia una declinazione stretta di quanto imposto dalle norme e dai decreti? Dov’è una lettura della domanda di salute, dei fabbisogni dei territori? Dov’è il ruolo di una politica chiamata a mettere qualità all’interno di processi così complessi che, altrimenti, rischiano di ridursi a un fatto squisitamente ragionieristico?
La seconda riguarda la sanità privata: se nel sistema integrato si deve tenere conto anche del suo ruolo, per verificarne anzitutto l’adeguatezza ai parametri per disciplina, perché non ve n’è traccia nel piano?
La quarta è sulle strutture da riconvertire: esistono dei progetti per ciascuno degli 8 presidi che smetteranno d’essere ospedali? Ci sono le risorse? Quali sono i tempi? È stato previsto un principio di contestualità, per cui la chiusura è subordinata all’immediata riapertura nella nuova forma?”.
“Nel 2006 – ricorda Minervini – la condivisione sociale durò mesi, una grande campagna d’ascolto e di coinvolgimento che portò alla stesura di centinaia di emendamenti di cittadini e associazioni. Questa volta non è accaduto, ma speriamo che possa avvenire a partire da questo momento.
La costruzione di un moderno sistema sanitario passa dalla capacità della politica di generare coinvolgimento e di saper fare sintesi e non può trasformarsi in un fatto ragionieristico.
È un rischio che va assolutamente evitato, è la sfida, importantissima, che abbiamo davanti”./comunicato
l'AlterBlog di Ruben Rotundo