Reddito di dignità, l’intervento di Saverio Congedo in Aula

L’intervento di Saverio Congedo (Cor) in Aula
C’è una diagnosi dalla quale non possiamo non partire tutti, e sono i dati oggettivi delle indagini sulla condizione socio-economica della Puglia (Istat, SVIMEZ, Banca d’Italia) che ci consegnano una regione che soffre all’interno del Mezzogiorno una condizione di povertà, disagio e disoccupazione anche più accentuata rispetto ad altre regioni. Da oltre dieci anni la regione ha promosso una serie di interventi dai nomi accattivanti “Bollenti Spiriti”, “Principi Attivi”, “Ritorno al futuro”, “Piani lavoro” dei quali non si ha un report che ne attesti la reale efficacia e faccia conoscere i reali benefici prodotti, ma guardandosi intorno viene da credere che abbiano prodotto più conferenze stampa che concreti interventi di contrasto alla povertà e posti di lavoro.
L’81 per cento delle nostre famiglie ha ridotto le spese per alimenti, anche in questo caso molto più della media nazionale. Il 71 per cento degli under 18 vivono in famiglie che non possono permettersi una vacanza nemmeno una settimana l’anno. L’elenco sarebbe lunghissimo. Sono dati che ci vengono da indagini al di sopra di ogni sospetto, ma che hanno l’effetto, per chi ha un ruolo istituzionale, di un vero e proprio pugno allo stomaco, perché sono un’istantanea realmente impietosa sulla situazione e sulla condizione socioeconomica della nostra Regione: l’economia arretra, la disoccupazione aumenta, la piaga dell’emigrazione giovanile è ritornata e sempre più famiglie sono vicine alla soglia di povertà.
Certo, un’analisi di questo genere si presta a delle obiezioni. La prima è certamente quella che è una questione nazionale. È vero, è una questione che non riguarda solamente la nostra regione.
Ma per quanto ci riguarda, l’ultima ricetta di cui questo territorio avrebbe bisogno è una ricetta interamente incentrata su un provvedimento di carattere assistenziale. Questo è veramente il punto focale di tutto il provvedimento: un atteggiamento di carattere assistenzialistico interamente incentrato su interventi di carattere sociale e non su quello dello sviluppo. In realtà, quando si parla di reddito di dignità, il massimo livello di dignità che si può dare ad una persona che vive uno stato di disagio e di bisogno credo sia dargli un’opportunità di crescita, un’opportunità di lavoro, un’opportunità di inserimento nel ruolo sociale.
Il provvedimento sul “Reddito di dignità” ci sembra un provvedimento-bandiera da sventolare ad uso propagandistico sul palcoscenico della politica nazionale e regionale. Abbiamo un’idea diversa del contrasto alla povertà e di “reddito di dignità” fondato sullo sviluppo e sulla crescita che però non possono prescindere da almeno due condizioni: riduzione della pressione fiscale e dell’appesantimento burocratico. Esattamente il contrario di quanto è avvenuto in Puglia nell’ultimo decennio.